RELAZIONE DEL FILM LA BICICLETTA VERDE
Il film di cui parlerò in questo testo è “La Bicicletta verde”, che la nostra scuola ha deciso di farci vedere per la giornata mondiale dei diritti dell’infanzia.
Questo film è ambientato in Arabia Saudita e parla di una bambina, di nome Wadidia, combinaguai, sempre col sorriso e intraprendente che però è sottomessa alla cultura del suo paese.
Quando litiga con un suo vicino, Abdullah, lei vorrebbe sfidarlo in bici, ma c’è un problema: Wadidia non ha una bicicletta e per la sua cultura le donne non la possono avere.
Wadidia vede in un negozio una bici verde ancora nel cellophane, ma non ha ancora abbastanza soldi per comprarla e, quindi, chiede al negoziante di tenergliela in cambio di una cassetta di canzoni. Da quel giorno non perde occasione e cerca di guadagnare piccole somme, facendo cose belle: ad esempio braccialetti o favori alle compagne.
Sua madre non è d’accordo che compri una bicicletta così come i professori. Ma la madre ha altro a cui pensare: è sterile e suo marito si vuole sposare con una donna per avere un figlio maschio; la moglie con la sua sensibilità cerca di dissuaderlo.
Intanto la scuola di Wadidia organizza un concorso per la recitazione del Corano che prevede una vincitrice a cui sarà dato un premio (denaro).
Anche se è difficile, Wadidia si impegna e studia molto per ottenere il primo posto e, quindi, prendere la bici.
Con fatica ma con grande spirito e volontà, Wadidia ottiene il primo posto.
Ma c’è sempre quella gocciolina che fa traboccare il vaso: la preside al momento della premiazione chiede a Wadidia come userà i soldi ricevuti.
Lei confessa di voler comprare la bici e sia la preside che il pubblico sono sorpresi e arrabbiati; la preside quindi ritira a Wadidia il premio e lo dà in beneficenza in Palestina.
Quindi Wadidia si deve sottomettere alla cultura del suo paese, alla fine però riesce a ottenere la bici: la sera del matrimonio, la madre gliela regala e finalmente le torna il sorriso e può fare a gara con il suo amico che batterà.
Questo film mi è piaciuto molto. Secondo me, vuole sottolineare diversi e importanti messaggi: che non in tutti i paesi si hanno diritti, come quello della bici, che a noi può sembrare scontato; che con un po’ di impegno e volontà si possono ottenere diritti che fino al giorno prima sembravano irraggiungibili. Vuole anche sottolineare che mamma e figlia si sono sostenute a vicenda per ottenere una giusta considerazione in una società, come quella islamica, dove la donna conta sicuramente meno dell’uomo.
Un’ultima cosa che mi ha colpito e che ho appurato guardando la rete è che questo film è stato prodotto da Haifa Al Monsour, la prima regista donna dell’Arabia. Che una donna faccia tale lavoro è una conquista per le donne dell’Islam perché solitamente non è consentito loro fare lavori ritenuti da uomini.
BENEDETTA BELLINO
CLASSE 2A
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